Un monologo quello di Paolo Guzzanti in forma autobiografica del Paese. Si ripercorre con divagante surrealtà il corso del lunghissimo secolo breve, il Novecento. Il filo conduttore è la progressiva perdita della memoria personale che ha bisogno di forti sentimenti e risentimenti, a vantaggio di una memoria soverchiante e inutile della tecnologia.
Dal 26 al 29 Marzo il Brancaccino ospita il monologo del giornalista Paolo Guzzanti, liberamente tratto da "Senza più sognare il padre" e per la regia di Francesco Sala.
In una fitta narrazione con molte trovate e memorie comiche, Guzzanti bambino ricorda in bianco e nero la guerra, l’ingresso dei camion nazisti durante l’infame razzia del Ghetto del 16 ottobre 1943, che porteranno via i suoi coetanei, mentre la sua famiglia salverà un caro amico e compagno di giochi, diventato poi un illustre cardiologo. Il plumbeo dopoguerra, l’adolescenza intimidita dalla guerra fredda, gradazioni e degradazioni della storia civile e politica del Paese e delle sue ipocrisie politicamente corrette vanno avanti nei ricordi che ancora restano e che stanno per essere riconsegnati all’oblio. Paolo Guzzanti dai capelli rossi, segno discriminante e marchio di indipendenza e irriverenza intellettuale gli hanno insegnato a vivere in minoranza, controcorrente e isolato dalle mode. Fissa i ricordi e delinea quelle che saranno le tracce indelebili dell'epoca.
26 - 28 marzo h. 21.30; 29 marzo h. 17.30
Biglietto: 15 euro
Teatro Brancaccino – via Mecenate 2, Roma
Te. 0680687231- www.teatrobrancaccio.it